BUONSENSO NEI PICCOLI INTERVENTI COME NELLE GRANDI OPERE

Il cosiddetto “studio di fattibilità”, ormai d’obbligo per accedere ai vari bonus previsti dal decreto, andrebbe fatto sempre. Ce lo chiede il rispetto verso la nostra città.

 

Tra gli argomenti più dibattuti da qualche mese a questa parte all’interno delle assemblee condominiali spicca senza dubbio la ristrutturazione degli immobili, attraverso incentivi e bonus legati al “Decreto Rilancio”. Certo, è ovvio che l’opportunità di usufruire di enormi scontistiche e detrazioni conduca ad una sorta di “frenesia” esasperata nella ricerca di mettere a posto le condizioni di fabbricati fatiscenti, spesso trascurati per decenni.

Mettiamo ora da parte per un attimo le questioni legate alle argomentazioni strettamente tecniche e burocratiche, alla legittimità delle preesistenze urbanistiche, agli accordi con istituti di credito e a tutto ciò che ci ha affollato la mente con numeri e percentuali di ogni sorta negli ultimi otto mesi. Facciamo uno sforzo e tentiamo di contestualizzare il tutto sulla città che abitiamo, nientemeno che Roma Capitale. L’abitudine di viverla quotidianamente ci fa dimenticare troppo in fretta che Roma non è una cittadina nata negli anni Venti per fornire alloggio ai minatori in un luogo sperduto tra le montagne (con tutto il rispetto per i centri abitati di questa natura).

Roma è una città monumentale millenaria, un’opera d’arte viva di cui tutti dobbiamo sentirci responsabili e verso cui abbiamo degli obblighi: ognuno di noi, proprietario di un’unità immobiliare all’interno della Capitale, concorre nel periodo storico in cui la vive a contribuire, se non al miglioramento, quantomeno al mantenimento di una metropoli in cui, per dirne una, il centro storico appartiene al patrimonio Unesco. L’attenzione che dunque si pone nei confronti di opere integrali su tetti ed intere facciate al grido di “Grazie al bonus non paghiamo!” dovrebbe essere mantenuta in modo coerente per tutte le attività che si svolgono sui fabbricati, anche nei piccoli interventi che sommati insieme conducono a un impatto totale significativo sul territorio.

Il cosiddetto “studio di fattibilità”, ormai d’obbligo per accedere ai vari bonus previsti dal decreto, andrebbe fatto sempre – anche solo idealmente e con le dovute proporzioni – per qualsiasi intervento, anche di piccola entità. Ognuno di noi dovrebbe ragionare sull’impatto che possono avere le micro-attività sugli edifici, realizzate indiscriminatamente e spesso in autonomia, in cui motocondensanti esterne, antenne, tettoie improvvisate, tubazioni a vista e cavi “volanti” compongono un quadro degradante e incoerente rispetto al contesto. Prima di fissare una grondaia legandola con lo spago per l’arrosto, facciamolo uno “studio di fattibilità” di cinque minuti, solo col pensiero. Perché Roma Capitale lo merita anche quando l’Agenzia delle Entrate non fa credito.

di Luca Benedetti, geometra