Da mesi ormai siamo sottoposti a un’eccessiva circolazione di informazioni (infodemia), sull’infezione da coronavirus, spesso non accuratamente vagliate, che rendono difficile orientarsi sull’argomento per la difficoltà di individuare le fonti affidabili. Lo stress che ne consegue (la cosiddetta “pandemicfatigue”), sia negli ambienti di vita che di lavoro, diventa difficile da gestire e aumenta in modo esponenziale i nostri disagi quotidiani causati dall’ansia.
I titolari di studi e uffici aperti al pubblico in questo periodo sono chiamati a rispondere della responsabilità di eseguire pulizie e sanificazioni degli ambienti, al fine di limitare la trasmissione del virus. L’azienda che esegue gli interventi di disinfezione deve garantire l’efficacia dei trattamenti e sanificazione nel completo rispetto dell’ambiente, utilizzando metodi e prodotti certificati e all’avanguardia.
Si tratta di un tema complesso e soprattutto delicato avendo a che fare con la salute di tutti e con l’attività di uffici aperti al pubblico. Cerchiamo allora di indicare gli accorgimenti necessari che devono essere adottati per eliminare potenziali fonti di rischio e ottenere condizioni ambientali tali da tutelare la sicurezza e la salute dell’individuo.
QUALI PRODOTTI USARE PER LE SANIFICAZIONI
La detersione fisica consiste nell’asportazione meccanica dei residui grossolani. Questa pratica deve sempre precedere le operazioni di disinfezione.
Il Ministero della salute con la nota n. 1997 del 22 gennaio 2020 e con la nota n. 2302 del 27 gennaio 2020, relative alle misure per combattere il virus SARS-CoV -2, indica esplicitamente come efficaci “le procedure di sanificazione che includono l’utilizzo dei comuni disinfettanti di uso ospedaliero, quali ipoclorito di sodio (0.1% – 0.5%), etanolo (62-71%) o perossido di idrogeno (0.5%), per un tempo di contatto adeguato.
L’alcool è considerato attivo nei confronti di SARS-CoV-2. È opportuno limitarne l’uso poiché infiammabile, l’uso ripetuto può causare scolorimento, rigonfiamenti, screpolature delle superfici di gomma e plastiche. Anche l’ipoclorito di sodio è considerato attivo nei confronti del virus SARS-CoV-2.È bene ricordare però che quest’ultimo può lasciare residui tossici per l’ambiente (i cosiddetti composti organici volatili o VOC). Inoltre l’ipoclorito di sodio è corrosivo per i metalli, irrita le mucose, la pelle e le vie respiratorie e reagisce facilmente con altri prodotti chimici ed è nociva per le piante.
Uno degli strumenti più efficaci contro il SARS-CoV2 è il perossido d’idrogeno, che comporta anche meno rischi per l’ambiente. Possiede un’elevata attività germicida ed è considerato battericida, virucida, sporicida e fungicida a seconda delle concentrazioni di utilizzo. È considerato poco tossico per l’ambiente in quanto velocemente degradato in ossigeno e acqua. Il disinfettante deve essere utilizzato tramite nebulizzazione, produzione di aerosol e ULV, irrorazioni a secco o che bagnino pochissimo.
Del Sole Giovanni, Responsabile società Ecologic professional service S.r.l