La consulenza tecnica preventiva è uno strumento che fa risparmiare anni di tribunali e parcelle di avvocati. Vediamo come funziona.

La consulenza tecnica preventiva: strumento utile per condomini e amministratore

La consulenza tecnica preventiva è uno strumento poco usato che fa risparmiare anni di tribunali e parcelle di avvocati. Un giudice può incaricare un esperto di arrivare a una soluzione del problema per evitare di finire in giudizio. Vediamo come funziona.

 

I primi posti delle statistiche sulle cause pendenti presso i Tribunali italiani sono oramai da molti anni occupati dalle controversie condominiali che possono riguardare i singoli condomini e/o il condominio stesso.

Molto frequenti sono le cause per infiltrazioni dovute non solo alla vetustà degli edifici ma anche ad una scarsa manutenzione delle tubazioni e in generale delle strutture, oltre naturalmente agli eventi accidentali (rottura improvvisa di un tubo, di uno scarico, etc).

Tali inconvenienti possono avere conseguenze economiche anche importanti, che si aggiungono all’impossibilità temporanea di fruire delle porzioni immobiliari interessate dai fenomeni infiltrativi.

Fare immediatamente causa al condominio o al vicino non è sempre la strada più opportuna; il nostro sistema giudiziario non brilla per velocità e in ogni caso i “tempi tecnici” di un giudizio non coincidono quasi mai con gli interessi delle parti.

Il nostro ordinamento ha pertanto previsto, anche al fine di limitare il contenzioso nelle aule dei Tribunali, alcuni istituti finalizzati ad una – eventuale quanto auspicabile – conciliazione tra le parti.

La consulenza tecnica preventiva è uno di questi.

Come funziona?

La parte che intende far accertare un evento dannoso in un immobile si rivolge al tribunale con un ricorso, predisposto da un legale, e chiede al giudice, titolare del fascicolo, di nominare un professionista – il consulente tecnico d’ufficio – che si dovrà recare sul posto a verificare lo stato dei luoghi.

Le parti potranno, a loro volta, indicare dei propri professionisti, chiamati consulenti di parte, che avranno la facoltà di assistere al sopralluogo e confrontarsi con il consulente nominato dal giudice.

Quest’ultimo, una volta terminate le operazioni di verifica, prima di depositare la propria relazione, dovrà tentare, ove possibile, una conciliazione delle parti. Se ciò avviene, l’accordo raggiunto sarà validato dal tribunale e avrà una efficacia pari a quella di una sentenza.

Nell’ipotesi in cui, invece, il tentativo di conciliazione non riesca, in quanto le pretese delle parti continuano a rimanere molto distanti, il consulente tecnico d’ufficio depositerà la relativa consulenza relazione che la parte danneggiata potrà utilizzare in un successivo giudizio come prova. Ciò in ragione del fatto che il consulente è chiamato ad accertare anche l’origine del danno e ad indicare in modo analitico le lavorazioni, i costi ed i tempi necessari sia per eliminare le cause degli inconvenienti lamentati ed accertati, sia per ripristinare lo stato dei luoghi.

di Andrea Scandurra, avvocato