LA CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE

L’entrata in vigore del Dlgs. 102/2014 ha reso obbligatoria per tutti gli edifici l’installazione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore e la contestuale redazione della progettazione in conformità alla norma UNI 10200. In particolare il progetto ha lo scopo di calcolare l’energia termica necessaria all’intero edificio nonché ai singoli appartamenti, al fine di determinare sia la nuova quota a consumo (prelievi volontari) sia la nuova quota fissa (prelievi involontari) di ripartizione delle spese di riscaldamento, sia i nuovi millesimi di fabbisogno energetico di tutte le unità immobiliari.

 

Obiettivi della norma UNI 10200

Negli ultimi 15 anni il costo dell’energia in Italia è più che raddoppiato, pertanto risulta prioritario cercare di limitare consumi e sprechi in materia.

Tra tutte le spese energetiche, quella per il riscaldamento invernale è senza dubbio quella che incide maggiormente sul bilancio economico del settore residenziale: una famiglia di quattro persone consuma in media per la casa circa 1,8 tonnellate equivalenti di petrolio all’anno per l’uso di combustibili e di energia elettrica, e più della metà di tale consumo è assorbito dal riscaldamento.

Una considerevole porzione dell’energia consumata per riscaldare viene infatti dispersa; riducendo le dispersioni e utilizzando apparecchi ad alta efficienza, ogni famiglia può risparmiare dal 20 al 40 per cento delle spese per il riscaldamento, il che può comportare notevoli vantaggi per l’ambiente.

Risparmiare sul riscaldamento è quindi necessario e ora quanto mai possibile, ma può essere comunque difficile se si abita in un condominio dotato di impianto di riscaldamento centralizzato, in cui ogni condomino è strettamente legato alle scelte del resto degli inquilini. In tale situazione difficilmente è possibile attuare politiche di gestione che realizzino un risparmio senza scontentare più di uno.

I sistemi per la contabilizzazione e la termoregolazione del calore permettono di raggiungere tale obbiettivo: ogni inquilino, potendo gestire in modo autonomo il proprio riscaldamento, potrà gestire consapevolmente il suo impianto e ottenere risparmi senza danneggiare il proprio e l’altrui comfort.

Contabilizzazione e termoregolazione sono però strettamente legate. È infatti è provato che senza termoregolazione la contabilizzazione è inutile e senza contabilizzazione la termoregolazione è poco utilizzata.

Per incentivare e valorizzare il corretto utilizzo della termoregolazione infatti occorre la contabilizzazione individuale dei consumi. La maggior conoscenza dei propri consumi (e delle proprie spese) farà sì che si inneschi un processo virtuoso che spingerà gli inquilini, ove possibile, ad aumentare l’efficienza energetica dei propri appartamenti (inserendo coibentazioni, cambiando serramenti, etc.) o più semplicemente a modificare l’utilizzo del proprio impianto di riscaldamento, permettendo la regolazione a seconda dei propri obiettivi di comfort.

 

DOVE AVVENGONO LE DISPERSIONI

Le dispersioni termiche maggiori si hanno nelle murature verso l’esterno: tali strutture rappresentano più della metà delle superfici disperdenti e delle dispersioni termiche, a causa della mancanza di isolamento termico nella maggioranza degli edifici.

I serramenti invece incidono in termini di superficie disperdente per circa 10% ma pesano, in termini di dispersioni, per circa il 20% rispetto al totale, a causa di materiali poveri dal punto di vista dell’isolamento termico di buona parte delle unità immobiliari.

Oltre alle dispersioni per trasmissione, l’involucro edilizio cede calore termico all’esterno attraverso la ventilazione dovuta all’apertura volontaria delle finestre e alle infiltrazioni di aria dagli infissi.

Le dispersioni termiche per l’intera stagione del riscaldamento vengono denominate fabbisogno. In particolare il fabbisogno è determinato dai seguenti parametri:

– superficie ed esposizione delle pareti esterne;

– superficie ed esposizione delle finestre;

– superficie delle pareti confinanti con il vano scale;

– volume dell’appartamento che viene considerato per i ricambi d’aria.

Inoltre per gli appartamenti al piano terra e ai piani ultimi dobbiamo considerare:

– superficie del pavimento confinante con locali non riscaldati o direttamente su terreno (per i piani terra);

– superficie soffitto confinante con l’esterno (per i piani ultimi).

 

SUDDIVISIONE DELLE SPESE PER IL RISCALDAMENTO

La spesa che verrà applicata al singolo utente sarà la somma dei costi variabili e fissi. I costi “fissi” costituiscono sostanzialmente il prezzo che il condomino deve corrispondere per la possibilità di poter usufruire del servizio di riscaldamento.

La quota “variabile” rappresenta invece il costo che il condomino deve corrispondere proporzionatamente all’utilizzo del servizio; tale quota è ottenuta, per il circuito radiatori, mediante la presenza di ripartitori su ogni singolo corpo scaldante. Le percentuali da utilizzare nel riparto delle spese per il riscaldamento tra i costi fissi e variabili sono disciplinate dalle norme UNI 10200.

La spesa totale è quindi data da:

– spesa per l’acquisto del combustibile;

– costo per la lettura dei contabilizzatori e per il servizio di ripartizione delle spese del riscaldamento;

– quota parte per il solo servizio di riscaldamento del costo per la fornitura di energia elettrica;

– costo per la conduzione e manutenzione ordinaria dell’impianto termico.

La spesa fissa è data da:

– quota parte del costo per la conduzione e manutenzione ordinaria dell’impianto termico;

– spesa per la gestione del servizio di contabilizzazione del calore e ripartizione delle spese di riscaldamento;

– corrispettivo economico delle dispersioni della rete di distribuzione;

– corrispettivo economico delle dispersioni di calore del generatore.

 

La spesa variabile di ciascuna unità immobiliare, imputabile a consumi volontari riconducibili all’azione dei singoli utenti sui sistemi di termoregolazione per garantire determinate condizioni climatiche negli appartamenti, dovrà essere valutata tramite la lettura dei ripartitori su ogni singolo corpo scaldante, prendendo in esame la tipologia, il materiale e le dimensioni di questi ultimi.

In merito agli interventi di efficientamento energetico sulle singole unità immobiliari (ad esempio la sostituzione infissi), essi non modificano i millesimi poiché con i millesimi stessi vengono contabilizzate esclusivamente le spese riguardanti la gestione dell’impianto e le dispersioni di rete, entrambi non influenzati dai suddetti interventi. Invece si avrà una diminuzione del consumo volontario poiché il fabbisogno dell’appartamento sarà inferiore.

di Luciano Oronzi, architetto