RISPARMIO ENERGETICO E INNOVAZIONE TECNOLOGICA, NUOVI SCENARI OLTRE I BONUS

Il boom delle richieste di bonus di questi mesi ha avviato una riflessione importante sugli spazi dove abitiamo, dal loro comfort al loro impatto energetico. Anche grazie a nuovi prodotti più ecologici è possibile avviare progetti innovativi dove il benessere della comunità si traduce in vantaggi immediati per il singolo.

 

La manovra del Governo riguardante gli incentivi fiscali sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, ha avuto il merito di suscitare una nuova consapevolezza sulla qualità dell’abitare che è indubbiamente correlata a quella della vita. È ben noto che il miglioramento del confort ambientale della propria casa non è solo un fatto percettivo, ma interviene sostanzialmente in ambito esclusivo e collettivo sotto il profilo economico, della salute e di contenimento del fenomeno dello spreco delle risorse energetiche tradizionali in via di esaurimento.

Con l’introduzione del bonus in edilizia, si è sorprendentemente innescato un fenomeno sociale basato sulla consapevolezza dello spazio ove si abita, attraverso i più frequenti gli episodi di riflessione collettiva (assembleari) in ambito condominiale.

Trascendendo dagli indubbi vantaggi economici dovuti alle detrazioni fiscali, la trattazione della riqualificazione energetica, ha richiesto una specifica informazione sulla natura ed i requisiti prestazionali dei materiali isolanti da adottare, la tecnologia dei componenti impiantistici di rinnovo di quelli preesistenti, il più delle volte vetusti e fonte di maggiore spesa energetica.

Caldaie centralizzate o autonome ventennali, se devono riscaldare degli ambienti poco isolati, sopportano un dispendioso esercizio della loro funzionalità, la quale il più delle volte caratterizza la classificazione energetica dell’edificio nelle classi inferiori G ed F. L’intervento di riqualificazione può portare, a seconda delle strategie adottate, ad un salto minimo di due classi sino a raggiungerne ulteriori due in più. Il conseguimento di tali obbiettivi ha scaturito un immediato sforzo da parte della ricerca scientifica, che ha affinato le tecnologie produttive per ottenere materiali più performanti e conformi ai requisiti ambientali richiesti dalla norma. Purtroppo si è comunque verificata una carenza facile da prevedere. Con la contemporaneità di più interventi di riqualificazione sul territorio nazionale, si è rivelata l’insufficienza dei materiali isolanti reperibili sul mercato con particolare riferimento a quelli di natura sintetica su base polimerica. Ciò sconta l’assenza di un piano industriale del nostro Paese e lo stato di difficoltà in cui versano alcuni comparti produttivi chimici, accentuato peraltro dalla pandemia Covid 19. Preso atto di tale carenza, si assiste all’incremento di offerte produttive basate su prodotti naturali o da riciclo di scarti produttivi, tutto nel quadro del rispetto delle norme comunitarie e della salubrità.

Pertanto, la responsabilità del tecnico che illustra ai beneficiari del processo della riqualificazione incentivata dai bonus, è quella di dare una corretta informazione sulle varie eventualità e prefigurare gli effetti anche sul lungo termine. La mera narrazione che l’intervento si costituisca nel “cappotto isolante”, sul cambio della centrale termica obsoleta in quella condensazione o il cambio degli infissi, per poi approdare ai vantaggi in termini economici, merita uno sforzo nella trattazione degli argomenti, al fine di una maggiore consapevolezza delle trasformazioni a cui l’organismo edilizio è soggetto dopo l’intervento.

La fase temporale dei bonus è ristretta, dato l’impegno economico che la detrazione comporta sui conti pubblici, pertanto se non si dà un futuro al processo innescato, il tutto verrà relegato in una parentesi, in un episodio i cui effetti in termini di beneficio globale saranno inferiori alle aspettative. Pertanto una maggiore informazione, può condurre verso una maggiore partecipazione ed altri processi post bonus da mettere in campo. L’ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie) sta già eseguendo la corretta informazione sui alcuni temi innovativi, non ultimo quello delle “Comunità Energetiche” e alcuni operatori, già coinvolti nell’attuale processo dei bonus, stanno mostrando interesse su tale argomento che è anche uno principali contenuti della “transizione ecologica” del nostro Paese ipotizzata in ambito Governativo.

Che cosa è una comunità energetica?

Di fatto è una istanza ove i cittadini assumono il ruolo, oltre quello di consumatore di energia, di produttori della medesima e della sua resa all’esterno, al netto di quella spesa nell’ “autoconsumo”. Ovviamente laddove le caratteristiche del luogo consentano la possibilità di tale nuovo processo produttivo sostenibile. L’obbiettivo è creare una comunità di utenti che produco energia attraverso la sinergia di più impianti locali. Un condominio può essere una comunità energetica, così come lo può essere la villetta assieme alle altre vicine, il capannone industriale, il centro commerciale, direzionale o l’edificio pubblico in tutte le sue configurazioni.

È un’ipotesi progettuale futura e stimolante che già ha trovato riscontro da tempo in diversi Paesi europei e non, Germania, Inghilterra e Stati Uniti, tralasciando l’elencazione di altri, mentre a livello nazionale, già si assiste ad alcuni episodi avviati in Puglia, Lombardia e Friuli, giusto per citarne alcuni.

È solo una visione? No può diventare sostanza se si superano gli scetticismi e i pregiudizi che talvolta risiedono nella visione privatistica dei propri beni senza essere coscienti che il conseguimento degli interessi collettivi ha un immediato riscontro sulla valorizzazione di quello esclusivo, come si è riscontrato positivamente nel fenomeno dei bonus attualmente in fase espansiva.

di Domenico Sostero, architetto